"Nel tempo ho perso anche quell'idea confusa di normalità e oggi davvero ignoro che luogo sia una madre. Mi manca come può mancare la salute, un riparo, una certezza. È un vuoto persistente, che conosco ma non supero. Gira la testa a guardarci dentro. Un paesaggio desolato che di notte toglie il sonno e fabbrica incubi nel poco che lascia. La sola madre che non ho mai perduto è quella delle mie paure."
Non c'è una parola di più nè una di meno in questo romanzo: intenso, amaro, feroce, commovente, cui l'uso del dialetto abruzzese, qua e là, aggiunge potenza. Ogni parola è una...